La cataratta consiste nella progressiva opacizzazione del cristallino, la lente naturale dell’occhio.
Per spiegare meglio il fenomeno, proviamo a paragonare l’occhio ad una macchina fotografica.
Sia l’occhio che la macchina fotografica hanno lenti di focalizzazione: la lente della macchina fotografica focalizza e trasmette l’immagine sulla pellicola così come la cornea e il cristallino dell’occhio focalizzano l’immagine sulla retina.
Se la lente dell’apparecchio fotografico è parzialmente o totalmente opaca, la luce passerà in maniera insufficiente e la pellicola fotografica verrà impressionata male, quindi le fotografie saranno scadenti; allo stesso modo quando il cristallino è opaco la luce verrà parzialmente arrestata, per cui la visione diventerà opaca, nebbiosa e indistinta.
Le probabilità di avere una cataratta aumentano quindi con il passare degli anni ed il fenomeno è frequente soprattutto oltre i sessant’anni.
La cataratta però non è una patologia esclusiva dell’anziano.
Questa patologia può infatti essere congenita, vale a dire presente fin dalla nascita oppure può essere causata da condizioni esterne, come la cataratta da esposizione prolungata a fonti di calore intense e da traumi locali e generali.
Sono inoltre molto frequenti e precoci le cataratte nelle miopie elevate e quelle indotte da assunzione di farmaci utilizzati localmente o per via generale.
La cataratta talvolta impiega solo qualche mese per svilupparsi, ma il più delle volte il processo richiede anni; a volte causa disturbi già all’inizio, altre volte invece passa inosservata per mesi e mesi senza provocare alcun fastidio.
Questi sintomi di abbassamento o di cambiamento nella qualità della visione sono importanti segnali e non vanno trascurati: se compaiono è utile recarsi quanto prima dal medico oculista per chiedere un parere e, se necessario, sarà lo stesso professionista a consigliare al paziente l’operazione di cataratta.
Per rimuovere la cataratta si utilizza la tecnica della facoemulsificazione.
La tecnica della facoemulsificazione, impiegata nell’intervento di cataratta, consiste nella rimozione del cristallino opacizzato mediante frammentazione ad ultrasuoni.
Successivamente l’occhio, per focalizzare correttamente la luce sulla retina e quindi per vedere nitidamente, ha bisogno di una nuova lente che sostituisca quella opaca rimossa dalla facoemulsificazione: il cristallino artificiale (o lente intraoculare).
Solitamente la cataratta viene operata in un occhio per volta e si opera per primo l’occhio con l’opacità più avanzata in modo da conservare la visione dell’altro occhio per il periodo successivo all’intervento; dopo qualche giorno o qualche settimana è bene operare il secondo occhio. Naturalmente la visione migliora una volta operati entrambi gli occhi: aumenta il senso di profondità, la valutazione delle distanze e la percezione dei colori. Migliora la capacità di lettura e l’equilibrio visivo.
Il consenso informato viene consegnato il giorno della visita, cioè prima dell’intervento: il paziente può così leggerlo con calma a casa e portarlo poi compilato e firmato il giorno dell’intervento.
Gli esami necessari
La visita oculistica specialistica per la cataratta prevede fra gli altri, i seguenti esami:
-
Biometria: misurazione della lunghezza del bulbo oculare utile per fare il calcolo del potere del cristallino artificiale;
-
Test di Schirmer: utile per valutare la secrezione lacrimale: due strisce di carta vengono poste nella parte inferiore dei due occhi per misurare i millimetri di carta bagnati dalle lacrime in un determinato tempo;
Test della dominanza oculare: esame utile ad individuare l’occhio dominante;
-
Pupillometria: misurazione della dilatazione della pupilla al buio;
-
OCT: esame non invasivo che consiste in una TAC della retina, con l’utilizzo della sola luce.
La cataratta è una opacizzazione del cristallino. Da un punto di vista epidemiologico, rappresenta la principale causa di cecità nel mondo e una delle principali cause di cecità legale nei Paesi industrializzati.
L’intervento di cataratta è una procedura che può essere affrontata non appena il paziente ed il medico riscontrano che la visione è così peggiorata da interferire con la qualità della vita del paziente. Si tratta di un intervento effettuato generalmente senza ricovero con anestesia locale con solo alcune gocce di collirio. Il paziente, pur rimanendo sveglio durante l’intervento non avverte alcun dolore. La tecnica utilizzata è la facoemulsificazione che può oggi garantire un rapido recupero visivo ed una notevole riduzione delle complicanze. L’intervento dura generalmente circa 15 – 20 minuti a seconda della procedura utilizzata e dopo poche ore il paziente può fare ritorno a casa.
Generalmente l’intervento viene svolto in anestesia topica. Questo significa che verranno instillate solo alcune gocce di collirio anestetico nei minuti antecedenti la chirurgia, senza bisogno di ricorrere ad una vera e propria anestesia per mezzo di iniezione.